#cuore di cane
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Ma lo sguardo no, quello non si può confondere, né da vicino né da lontano! Oh, lo sguardo, sì che è significativo! Come il barometro. S’indovina tutto: chi ha un gran deserto nell’anima, chi senza una ragione è capace di ficcarti uno stivale fra le costole e chi invece ha paura di tutto.
Michail Bulgakov - Cuore di cane
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Io che ho cercato di cambiare ed esser più sociale Di ricominciare, far finta di sognare Ma poi dentro muoio di paura
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A passo di cane di Paolo Morabito. Una riflessione sulla bellezza e la vulnerabilità della vita. Recensione di Alessandra today
Biografia dell’autore: Paolo Morabito è uno scrittore appassionato che riesce a catturare con delicatezza l’essenza delle emozioni umane attraverso storie vere
Biografia dell’autore:Paolo Morabito è uno scrittore appassionato che riesce a catturare con delicatezza l’essenza delle emozioni umane attraverso storie vere. Il suo amore per gli animali e per le relazioni autentiche emerge chiaramente dai suoi scritti, facendolo distinguere come un narratore sensibile e riflessivo. Analisi dettagliata:“A passo di cane” è una narrazione sincera e commovente…
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Mi spiace, ma non ti amo più

Trasciniamo da tempo e ormai inutilmente la nostra logora storia. Un’unione che muore, un matrimonio che naufraga sullo scoglio di un’inaspettata, nuova passione di uno dei due non è mai un affare semplice da affrontare. Perché se con un uomo ci stai, se gli hai concesso tutta te stessa, evidentemente lui t’ha dato emozioni forti. Ma la fedeltà, la mia devozione di moglie, il bisogno di sentirti nel mio corpo, di saperti solo mio e la relativa gelosia sono evaporati. Insieme alla voglia di costruire e rinsaldare insieme. Non saprei dirti quando il mio amore coniugale, un tempo inscalfibile, abbia iniziato a riempire il trolley per andare a morire lontano. Fatto sta che non provo più un sentimento forte, per te. Non c’è più nulla, nel mio cuore, che ti riguardi veramente. Stima, rispetto certamente. I figli. Amicizia? Forse col tempo.

A fornelli spenti e raffreddati. Probabilmente. Perciò, ti lascio ancora giocare stanotte un’ultima volta col mio corpo. Ti farò fare tutto. Te lo devo, in fondo. Però capisco benissimo che devo smetterla di illuderti, di alimentare l’esile fiammella della tua speranza, il filo di cotone a cui la persona che sta per essere lasciata s’aggrappa con tutte e due le mani. Ben sapendo che da un momento all’altro si spezzerà e la farà precipitare nel baratro della solitudine. Dell’umiliazione che deriva dal non essere più oggetto di amore e di brama sessuale. Di non essere più al centro dei pensieri dell’essere umano amato. Lacrime amarissime. Succo d’amore sprecato. Ancora non te lo dico chiaramente, per stanotte. Ma lo sospetti. Lo sai, ormai. Non hai il coraggio di scoperchiare la pentola.

Mi ami troppo, per voler sapere subito la verità. Soffri come un cane e lo vedo, lo sento chiaramente. Ti conosco benissimo. Lo percepisco dalla rabbia con cui mi scopi, con un impegno per te insolito. Quasi volessi così superarti nella performance, per farmi ricredere sul tuo “valore” di amante. Ma io lo so che sei un tesoro d’uomo. Un compagno leale, generoso, sano, forte. Un essere umano solido, colto, intelligente e di buon gusto. Ma mi sono innamorata di lui. E passata questa ultima notte rovente di disperata passione, domani mattina ti lascerò. Devo farlo. Perché è con lui che torno scolaretta, è per lui che mi faccio rossa e mi si azzera la salivazione mentre tutta tremante mi spoglio; pensando forse di non essere sufficientemente bella, attraente per le sue esigenze sessuali.

Di non riuscire a dargli ciò che vuole da una donna. Si: ti confesserò ciò che forse già sai. Che è già da due settimane che con lui ci scopo. Gli consento tutto. Cose impensabili e mai provate, tra me e te! Con un’emozione e un trasporto del tutto nuovi per me: perché è da tempo che il mio cuore non batteva impazzito al solo vedere un uomo. Perché non posso stare senza scrivergli, senza sentire venti volte di seguito un suo messaggio vocale anche banale. E tu ormai te ne sei accorto. Devo vederlo: ogni giorno. Mi devo far scopare da lui. Glielo devo succhiare. Fino a lasciarlo completamente soddisfatto. Divento la sua cagna. Per lui cammino a quattro zampe. E la cosa mi piace da impazzire. Devo sapere che non vuole un’altra: che per le sue urgenze lui cerca proprio me.

Ho bisogno della rassicurazione che deriva dal sentirlo sborrare dentro di me. Anche se è una sensazione che dura mezz’ora al massimo. Perché sono gelosa marcia. Poi torno immediatamente a soffrire dubitando. Potessi dirtelo adesso, sapresti che ormai è solo per lui che mi faccio bella, che mi curo. Al mattino, dopo essermi lavata, m’accarezzo da sola il corpo e soprattutto il mio culo, che lui letteralmente adora. Me lo massaggia, me lo vezzeggia, me lo odora e lecca ovunque. A lungo. Poi si decide, appoggia il suo cazzo sull'ano e me lo sfonda. In un colpo solo. Me lo spacca e io godo come la vecchia puttana che sono. Quando appoggia il suo glande tra le mie natiche e so cosa sta per accadere, chiudo gli occhi e ringrazio Dio. Poi, non appena preme, io controspingo aprendomi per lui e provo un enorme dolore misto a un godimento supremo.

Faccio squat; davanti allo specchio mi spalmo con la crema e massaggio a lungo ovunque, pensando che fra qualche ora finalmente lo vedrò e che le sue mani percorreranno chilometri, sul mio corpo. Me le affonderà ovunque. E io lo lascerò fare: è una cosa che adoro. Quanto lo desidero. Devo avere il suo corpo sopra al mio. Dentro al mio. Non dirmi che è peccato, che non si fa. I complessi di colpa me li sono già pianti a lungo. Ormai è tempo di agire. E di farti soffrire, purtroppo. Quando siamo insieme, divento pazza totalmente. Non ragiono più. Me lo mangerei. Ripeto: di lui sono gelosa fradicia. Gli faccio il terzo grado. Se poi sento un refolo “omeopatico” di un qualche profumo femminile sui suoi vestiti, improvvisamente piango, urlo, lo prendo a pugni, a schiaffi. Ma poi subito mi inginocchio chiedendogli scusa.

E inizio a sbottonargli i pantaloni, per dimostrargli che una come me non la trova da nessuna parte. Ed è in questa maniera che è venuta a galla la nostra storia: mentre iniziavo a farlo godere con la mia bocca. La sua ormai ex compagna ci ha sorpresi così, in questa posa teatrale plastica, tornando a casa loro in anticipo da un viaggio di lavoro. Non ha fatto scenate: io già ero pronta a lottare fisicamente con lei, per lui. L’avrei distrutta e massacrata di botte. Perché l’amore ti dà una forza incredibile. Ma certo non ti fa ragionare lucidamente. Lei invece ha solo pianto due minuti. Lui era muto e immobile. Io con uno sguardo l’ho fulminato: non avrei tollerato che l’abbracciasse. Poi, con composta dignità, la ragazza ha girato i tacchi ed è andata via. La valigia già ce l’aveva. Il cellulare e il laptop pure.

Se n’è tornata direttamente dai suoi. Poverina: i suoi sogni di sposarlo, di farci dei figli sono stati infranti grazie a una come me, egoista, più anziana ed evidentemente immorale, molto bagascia. Ancora non torna a prendere tutte le sue cose. Al mio nuovo uomo ho detto che se vengo a sapere che l’ha chiamata lui, gli cavo gli occhi. Se volesse venire a prendere ciò che le serve per vivere, io ci dovrò essere. A qualsiasi ora. Da domani comunque io ti lascerò e andrò a stare con lui. Molto probabilmente le farò recapitare con un furgone degli scatoloni con dentro ogni cosa che parli di lei. Purché ci lasci in pace. Purché io possa continuare a godermi il mio nuovo uomo. Dormi tranquillo, stanotte: domani ti dirò che puoi tenerti la casa, la macchina, i regali. Porterò con me solo l’indispensabile: dei vestiti, alcuni libri e il mio laptop.

Cose così. Si, lo so: sono più anziana di lui di ben dodici anni; poi, sferzante, mi dirai anche che avevamo un’unione ben rodata e forte, io e te. Che ho sfasciato la nostra famiglia e un altro potenziale nuovo nucleo per puro egoismo, per un mio capriccio. Per soddisfare la mia passera, il mio culo e la mia bocca di vecchia puttana con un nuovo giocattolo. Che lui, trentacinquenne e prestante, potrebbe stufarsi presto di una... 'vecchia vacca' come me. Ma l’amore non conosce età o calcoli. Vuole ciò che vuole e io ci sono cascata dentro come una scema. Lo voglio. Lo voglio solo per me, tutto per me. Lo desidero con tutta me stessa, dalla testa ai piedi. E tu non sei più nel mio cuore. Fattene una ragione. Passerà anche questa, fidati. Per fortuna i nostri ragazzi sono già abbastanza grandi e capiranno. Ma si vive per vivere ciascuno la propria storia, non per soddisfare le aspettative degli altri. E la mia vicenda intima è questa. Piaccia o no, a tutti voi. Domani ti lascerò. Nuova aria al mio corpo: nuovo sole che mi baci tutta la pelle. Che me la renda dorata. Per lui. Solo perché possa sentire la sua bocca baciarmi con gusto ovunque.

RDA
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Questa è l’ultima foto di Hachiko, il cane incredibilmente fedele che ha aspettato nello stesso posto ogni giorno per quasi un decennio che il suo padrone tornasse, finché Hachiko stesso non è morto, e in suo onore si commemora il suo giorno, è stato nominato cane nazionale e si è fatto una statua nella città del Giappone ♥️🐾
Il film "Hachi: una storia di cane" con Richard Gere è ispirato alla storia vera di Hachiko e mi spezza il cuore ogni volta che lo vedo.
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LA LETTERA D'AMORE PIU BELLA CHE IO ABBIA MAI LETTO.
"Cara Francesca,
Spero che questa mia lettera ti trovi bene.
Non so quando la riceverai. Quando io me ne sarò già andato.
Ho sessantacinque anni, ormai, e ne sono passati esattamente tredici dal nostro primo incontro, quando imboccai il vialetto di casa tua in cerca di indicazioni sulla strada.
Spero con tutto me stesso che questo pacchetto non sconvolga in alcun modo la tua vita. Il fatto è che non sopporto di pensare alle mie macchine fotografiche sullo scaffale riservato all’attrezzatura di seconda mano di un negozio o nelle mani di uno sconosciuto. Saranno in pessime condizioni quando le riceverai, ma non ho nessun altro a cui lasciarle e mi scuso del rischio che forse ti costringerò a correre mandandotele.
Dal 1965 al 1975 ho viaggiato quasi ininterrottamente. Nell’intento di allontanarmi almeno parzialmente dalla tentazione di telefonarti o di venire a cercarti, tentazione che da sveglio in pratica non mi lascia mai, ho accettato tutti gli incarichi oltreoceano che sono riuscito a procurarmi. Ci sono stati momenti, molti momenti, in cui mi sono detto: << All’inferno, vado a Winterset e, costi quel che costi, porto Francesca via con me>>.
Ma non ho dimenticato le tue parole, e rispetto i tuoi sentimenti. Forse avevi ragione, non lo so. So però che uscire dal viale di casa tua, in quella arroventata mattinata di agosto, è stata la prova più ardua che abbia mai affrontato e che mai avrò occasione di affrontare. Dubito, in effetti, che molti uomini ne abbiano vissute di più dure.
Ho lasciato il National Geographic, nel 1975 e da allora mi sono dedicato soprattutto a fotografare ciò che piaceva a me, prendendo il lavoro là dove potevo, servizi locali o regionali che non mi impegnavano mai più di pochi giorni.
Finanziariamente è stata dura, ma tiro avanti.
Come ho sempre fatto.
Buona parte del mio lavoro lo svolgo nella zona di Puget Sound. Mi va bene così. Pare che invecchiando gli uomini si rivolgano sempre più spesso all’acqua.
Ah, sì, adesso ho un cane, un golden retriever.
L’ho chiamato Highway, e lo porto quasi sempre con me, quando siamo in viaggio, se ne sta con la testa fuori dal finestrino, in cerca di posti interessanti da fotografare.
Nel 1972 sono caduto da una rupe nell’Acadia National Park, nel Maine, e mi sono fratturato una caviglia.
Nella caduta ho perso la catena e la medaglia, ma fortunatamente non erano finite lontano. Le ho recuperate e un gioielliere ha provveduto ad aggiustare la catena.
Vivo con il cuore impolverato, Meglio di così non saprei metterla. C’erano state delle donne prima di te, qualcuna, ma nessuna dopo. Non mi sono votato deliberatamente alla castità: è solo che non provo alcun interesse.
Una volta ho avuto modo di osservare il comportamento di un’oca canadese la cui compagna era stata uccisa dai cacciatori. Si uniscono per la vita, sai. Dopo l’episodio, ha continuato ad aggirarsi intorno allo stagno per qualche giorno. L’ultima volta che l’ho vista, nuotava tutta sola tra il riso selvatico, ancora alla ricerca. Immagino che da un punto di vista letterario la mia analogia sia troppo scontata, ma è più o meno così che mi sento anch’io.
Con la fantasia, nelle mattine caliginose o nei pomeriggi in cui il sole riflette sull’acqua a nord-ovest, cerco di immaginare dove sei e che cosa stai facendo.
Niente di complicato…ti vedo in giardino, seduta sulla veranda, in piedi davanti al lavello della cucina. Cose così.
Ricordo tutti. Il tuo profumo e il tuo sapore, che erano come l’estate stessa. La tua pelle contro la mia, e il suono dei tuoi bisbigli mentre ti amavo.
Robert Penn Warren scrisse: << Un mondo che sembra abbandonato da Dio >>. Non male, molto vicino a quello che provo per te certe volte. Ma non posso vivere sempre coì. Quando la tensione diventa eccessiva, carico Harry e, in compagnia di Highway, ritorno sulla strada per qualche giorno.
Commiserarmi non mi piace. Non è nella mia natura. E in genere non me la passo poi tanto male.
Al contrario, sono felice di averti almeno incontrata.
Avremmo potuto sfiorarci come due frammenti di polvere cosmica, senza sapere mai nella l’uno dell’altra.
Dio o l’universo o qualunque altro nome si scelga di dare ai grandi sistemi di ordini ed equilibri, non riconosce il tempo terrestre. Per l’universo, quattro giorni non sono diversi da quattro miliardi di anni luce. Per quanto mi riguarda, cerco di tenerlo sempre a mente.
Ma, dopo tutto, sono un uomo.
E tutte le considerazioni filosofiche non bastano a impedirmi di desiderarti, ogni giorno, ogni momento, con la testa piena dello spietato gemito del tempo, del tempo che non potrò mai vivere con te.
Ti amo, di un amore profondo e totale. E così sarà sempre."
“I ponti di Madison County”, R.J.Waller

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(dal web)
Oggi ho adottato il tuo cane.
—quello che hai lasciato in canile, quello di cui non volevi più occuparti.
Lo sapevi che ha perso molto peso? Lo sapevi che è terrorizzato, depresso e sembra aver perso ogni fiducia?
Oggi ho adottato il tuo cane.
Era ricoperto di pulci e visibilmente sofferente. Il rifugio mi ha detto che lo hai abbandonato senza nemmeno voltarti indietro. Perché non poteva rimanere con te?
Non gioca, mangia a malapena, e ha il cuore spezzato. Ci vorrà tempo perché guarisca e torni a fidarsi. Ma mia moglie ed io gli daremo tutto l’amore di cui ha bisogno.Ha trovato la sua famiglia per sempre e un posto sicuro e caldo da chiamare casa.Oggi ho adottato il tuo cane e gli prometto tutto: pazienza, amore e sicurezza, così potrà lasciarsi alle spalle la tua codardia e tornare a vivere.

Bastardi! 😡
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Sembri più felice da quando hai smesso di sperare nel ritorno di qualcuno che ha saputo solo trattarti male. È stancante, non credi? Aspettare un cambiamento che non arriva mai, ascoltare scuse e promesse sapendo, in cuor tuo, che è tutto inutile. Ti ha perso nel momento esatto in cui ha deciso di metterti al secondo posto, e poi al terzo, al quarto e cosi via. Pensava di trovarti sempre la, ma senza rispetto finisce anche l'amore piu forte. Non si tratta di sbagli, ma di disattenzioni. La voglia si era assottigliata, i sorrisi erano spariti. Eravamo arrivati al punto di non darci nemmeno il buongiorno. Come si arriva a tanto? A dimenticarsi così. Come si smette di amare qualcuno? Sognavamo una casa, un cane, le mattine insieme, i progetti, una routine da costruire, le fughe in auto dalla città, i weekend altrove, la mia testa sulla tua spalla, la tua mano nella mia.
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Come la folle rabbia di un cane, che si ostina ad azzannare la zampa di un capriolo ormai morto e insiste a scuotere e a tirare con forza la selvaggina abbattuta, al punto che il cacciatore rinuncia a ogni tentativo di calmarlo, una visione si era radicata dentro di me: l'immagine di un grande battello a vapore su una montagna - la barca che si trascina tra i fumi grazie alla sua stessa forza, risalendo un ripido pendio nel cuore della giungla e, in mezzo a una natura che annienta senza distinzione i deboli e i forti, la voce di Caruso, che riduce al silenzio il dolore e il clamore degli animali nella foresta amazzonica e smorza il canto degli uccelli. O meglio: le grida degli uccelli, perché in questa terra, incompiuta e abbandonata da Dio nella sua ira, gli uccelli non cantano, gridano di dolore, e colossali alberi intricati si artigliano uno con l'altro come in una gigantomachia, da orizzonte a oriz-zonte, tra le esalazioni di una creazione che qui non si è ancora conclusa. Trasudando nebbia, spossati, si ergono in questo mondo irreale, in una miseria irreale - e io, come nella strofa di una poesia in una lingua sconosciuta che non ca-pisco, mi ritrovo a provare un profondo terrore.
Werner Herzog
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vocale
ho imparato (male) a fare i vocali durante il lockdown. prima manco la voce mia m'andava di ascoltar, poi alla fine in qualche modo ho cominciato a rispondere a chi li mandava, manco 1 minuto, ma mi forzavo a imparare posticcia spontaneità. ora quando li faccio - ma solo per alcuni amici, ché rimango una grafomane e sempre un po' interdetta dai vocali, sono una visiva, non un'uditiva, facciamocene una ragione - mi riascolto, dopo che l'ho mandato. di solito quelli con le battute come un pagliaccio, alla mia amica. rifaccio play subito dopo l'invio. come un attore che studia intonazione, o con quel cicinì di vanità auto-assolutoria. E poi però se me lo chiedi espressamente, se me lo chiedi proprio, probabilmente poi non lo farò, il vocale, o male, non aprirò bocca, ché mi sentirò già in piedi su una seggiola, e lì emerge la timidezza tipo airone di Miyazaki quando diventa mostruoso, e mi ritiro nelle mie stanze.
insomma oggi riascoltavo il vocale mandato ad amica, io tutta raffreddata e col piglio di una che si è scocciata del malanno che no non se ne va, e fa le battute ciniche solo per far ridere l'altra parte, eppure mica lo senti il riso dall'altra parte, parli da sola, sì ma se è amica tua, hai voglia se la senti ridere, pure se non la senti
e riascoltandomi ho sentito uno scalino di me. Le dicevo che avevo quasi finito di fare i regali, mi mancavano solo i calzetti per la famiglia, da mettere sotto l'albero, un paio per ognuno, come da rito. Come da rito che aveva mamma, ai regali immancabile aggiungeva un paio di calzetti dedicati per ciascuno di noi, non si scampava.
In qualche modo poi ho cominciato a farlo io, senza che nessuno me lo chiedesse, oddio, nessuno, nessuno è già qualcuno,
insomma le ho detto, all'amica in vocale: Devo solo comprare i calzetti per tutti, prima lo faceva mamma, ora lo faccio io,
e poi un silenzio
ho sentito lo scalino nel silenzio mentre ascoltavo me, io teatro di me
3 o 4 secondi vuoti nel vocale gagliardo pagliaccio, e ricominciavo poi a parlare a cascatella, a cane che corre per i prati perché è stato chiuso per troppo tempo in casa, ma quei secondi di silenzio erano proprio un boato, per me, riascoltando me come se avessi di fronte a me, me.
non era un singhiozzo, né ho poi cambiato tono, era proprio un burroncino, una voraginina nella rete, un capolino del cuore, un lasciare spazio a una voce che ora non esiste, che dica Brava ché ci pensi tu! oppure iato per un sorriso complice, un dire ci capiamo, voglio trovare stavolta dei calzetti con degli alpaca ricamati, che dici? sì, oppure pesci o sirene!,
tutto questo nel silenzio di quando stai zitta un attimo, stai lasciando la parola a un'attrice che non entrerà in scena e lo sai nel tuo vocale teatro che non entrerà in scena, lo fai di fronte all'amica che l'ascolterà, ma la pièce è così, e quel silenzio, vocale, che ti riascolto, è sacro.
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Un sogno che sembrava troppo reale
PARTE OTTAVA
L’indomani mi svegliai presto, i miei pensieri ritornavano al mio accoppiamento proibito, mi sentivo sfrenatamente animalesca. Dicky mi aveva presa e riempita con il suo sperma caldo che pulsava ancora dentro di me. Era tutto sbagliato ma incredibilmente erotico. Mi alzai per preparare la colazione per tutti: Me, Carla e il cane. Non appena entai in cucina, Dicky si alzò per salutarmi scodinzolando e si strofinò contro le mie gambe nude. Un brivido mi percorse la schiena. Lo guardai e il mio cuore sussultò... poteva vedere la punta rosa già sporgente. Mi voleva di già? Mi allontanai con il cuore che mi batteva a mille, spero che Carla non se ne accorga, pensai. Dcky mi seguiva con gli occhi affamati fissi sull’apertura della mia veste, mi strinsi la vestaglia attorno al corpo sentendo un involontario impulso di eccitazione. Trovavo l’idea stranamente eccitante, un segreto colpevole che non riuscivo a controllare. Proprio in quel momento entrò Carla, già pronta per uscire, mi disse che aveva una riunione importante al lavoro a cui non poteva mancare e mi supplicò di tenergli ancora il cane fino a sera, quando sarebbe tornata. Dicky era contento di vedere la sua padrona, ma non con lo stesso entusiasmo che provava per me. Sentii un'enorme ondata di sollievo e non solo, direi molto più lussuria. Io e Dicky ci guardammo leccandoci le labbra, eravamo affamati, sentì il calore aumentare dentro di me, mi tolsi la vestaglia, m’inginocchiai, Dicky capì subito e subito si avventò su di me, in un batter d’occhi mi fu sulla schiena, la sua pelliccia sulla sua carne nuda, sembrava tutto così... naturale. Mi sentivo assolutamente malvagia, presa come una cagna in calore a quel pensiero venni di brutto, mentre Dicky lo spingeva dentro riempiendomi. Era tutto cosi sbagliato ma mi piaceva enormemente lo stesso e tremavo alla consapevolezza di ciò. Ero sul pavimento a faccia in giù con il peso di Dicky che mi teneva ferma. Mi sentii riempire, avvertivo ogni pulsazione del suo cazzo che pompava sperma bollente, cercai di muovermi, ma non potevo. Dicky era saldamente ancorato a me e aveva le zampe anteriori avvolte strettamente attorno a me. Ero totalmente sotto il suo controllo. Sentii i suoi artigli affondarle nei fianchi. Stava lasciando altri segni, altre prove del suo possesso. Questo mi fece andare di nuovo oltre il limite. L'audacia, la sensualità, il tabù, l'abbandono sfrenato, la tagliente consapevolezza di quanto sarebbe stato difficile mantenere questo segreto, soprattutto a Carla, mi dimenavo con l'eccitante mix di emozioni che m’inondavano, mi procurano un altro orgasmo travolgente. Alla fine, sentii Dicky scivolare fuori liberandomi. Sentì la sua pelliccia contro di me che mi lasciava... parte di me volevo che continuasse. Volevo di più...
Proprio in quel momento squillò il telefono! Scossa dalle sue fantasticherie, balzai in piedi e risposi, con il fiatone era Roberta una mia amica che mi comunicava che sarebbe stata da me tra dieci minuti. Avevo la testa ancora annebbiata di tutto quello che era successo. Fui presa dall’ansia avevo pochissimo tempo per darmi una sistematica, corsi in camera indossai un prendisole, delle mutandine e un paio di sandali, ma mentre stavo a metà sala pronta per uscire, arrossì di colpo, quando sentì un improvviso flusso umido tra le sue gambe. Ero piena di Dicky. Non c'era tempo per pulire. Tornai di corsa in bagno, pensando velocemente, mi misi un assorbente e corsi subito fuori , Roberta era già lì che mi stava aspettando, con un sorriso sornione stampato in faccia. Aveva ipotizzato che stessi scopando con qualcuno che mi fossi rimorchiata. Sbigottita, chiesi che cosa glielo facesse pensare, e lei di rimando: “Ti si legge in faccia, il tuo sguardo da stralunata di chi ha appena fottuto, e poi come ti sei vestita, un prendisole sexy e senza reggiseno”. Arrossii fino alla punta dei piedi, ma non gli dissi nulla. Mi sentivo i graffi sui fianchi e l’umido che mi pulsava tra le gambe, i capezzoli irrigiditi, era difficile mantenere quel segreto e un nodo di preoccupazione mi attanagliò lo stomaco. Nel centro commerciale Roberta non la smetteva d prendermi in giro per la mia scopata mattutina che lei aveva interrotto. Pensai che se solo avesse saputo la verità…Ero veramente felice di fare shopping ero in giuggiole per l’incredibile orgasmo che Dicky mi aveva fatto provare, ero in uno stato di grazia e di grande eccitazione, ma allo stesso tempo ero imbarazzatissima perché ero piena di sperma di Dicky . Era un ricordo martellante di ciò che avevo fatto e che sarebbe di nuovo successo. Quando tornai a casa, mi accorsi che avevo comprato tantissima roba senza che me ne fossi accorta, ero carichissima, andai in camera per trovare un po’ di sollievo. Dicky era euforico e pimpante, mi saltò addosso con insistenza, cercando di infilarmi il muso sotto il vestito,ero tentata, mi morsi il labbro, nemmeno in un attimo e Dicky mi placcò spingendomi a terra, mi voltai, lottai con lui , deliziandomi del suo desiderio invadente. Sentivo la sua durezza contro la mia gamba nuda. L'eccitazione era travolgente. Il desiderio animale di Dicky era immensamente erotico. Mi voleva ed era intenzionato ad avermi. Mi ritrovai di nuovo in ginocchio, mi strappai le mutandine fradice e mi offrii a lui.
Era tutto così animalesco, mi ero trasformata in una cagna in calore. Rabbrividii quando lo sentii strisciare sulla sua schiena, la sua pelliccia sfregava contro il mio sedere nudo, spinsi indietro per incontrarlo. "Sono tutta sua”, sospirai. Ero così sottomessa. L'animale chiedeva e io rispondevo. Sussultai quando sentii la punta dura e appuntita trovare la mia apertura pronta, tremavo mentre lui entrava in me e lo spingeva. "È fuori controllo", pensai , mentre stavo avendo un orgasmo martellante, "Non potrò mai impedire a Carla di scoprirlo... non mi perdonerà mai", stavo pensando quando ero in preda a tantissimi orgasmi ripetuti. Dicky venne copiosamente dentro di me e dopo avermi tenuta inchiodata a lui per una mezzoretta, se ne usci e mi lasciò sfinita sul pavimento Il resto del pomeriggio vagavo per casa come una zombie, cercando di sistemare la casa. Indossavo solo una sottoveste e non mi ero presa la briga di mettermi le mutandine, quando vidi che Dicky mi guardava con i suoi occhioni da impertinente mentre mi muovevo per fare le faccende domestiche. Sapevo che il mio amante canino era lì ed io ero vestita, ma molto disponibile, la situazione era eroticiasima. Sentivo dentro di me una voglia che non voleva placarsi del tutto. Così quando Dicky mi arrivò alle spalle la mia prima reazione fu quella di aprire le gambe, gli stavo dando l’accesso ma qualcosa mi gelava dentro sapendo che Carla era ne paraggi, dovevo smettere, non ero una macchina del sesso. Dicky insisteva sapendo che gli avrei ceduto, era stato sempre così dopo tutto. Chiusi le gambe e vidi che Dicky si eccitava sempre di più, ma quando ne ebbe abbastanza di quel gioco con il suo peso mi spinse per terra, m’inginocchiai e sentii tutto il suo peso premere sulla mia schiena, le mie proteste si trasformarono in mugolii di piacere. Dentro la mia testa c’era un turbinio di emozioni , ero fuori controllo, volevo godermi al massimo la mia ultima scopata, tra poco Carla me lo avrebbe portato via. Sapevo che Carla ci avrebbe scoperto, non m’importava niente, Dicky era troppo virile, me la sentivo dolorante ma di contro molto calda, non potevo dirgli di no, era il mio padrone, aveva creato in me dipendenza, ma il dolore iniziò a essere lancinante, non potevo farlo ancora. Mi divincolai, e pensai che se gli avessi fatto una sega, forse si sarebbe calmato. Raggiunsi con la mano la sua erezione, mi misi in ginocchio, pompavo con entusiasmo, mentre la sua erezione cresceva. L’eccitazione era più di quanto mi aspettassi , lo guardavo mentre cresceva nella mia mano, godevo nel vederlo eccitato, era tutto perverso e allo stesso tempo dannatamente erotico, mi sentivo la sua schiava, ero di nuovo lì a soddisfare le sue richieste sessuali. Dicky era pronto a scoppiare. Un quel momento un pensiero mi trafisse la mente. Se ora viene schizzerà il suo seme per tutta la cucina, entrai nel panico, non sapevo cosa fare, alla fine mi venne un lampo, l’unica cosa da fare era prenderglielo in bocca. Strinsi le labbra sulla sua erezione, mi scoppiò in bocca, cercai di deglutire il più velocemente possibile, bevvi quello che potevo il resto lo riversò sul mio corpo e sul pavimento. Limitai di molto i danni.
Pulii alla ben meglio tutto, finii mentre sentii suonare i campanello. Ero in panico totale, era sicuramente Carla. Mi ricomposi in fretta, ingoiai quello che era ancor rimasto nella mia bocca. Carla entrò con un sorriso stampato sul suo bel faccino, la mia testa mi scoppiava mentre si stava avvicinando a me, m’irrigidii, mi scoprirà di sicuro, sentirà l’odore dello sperma di cane su di me. Il mio viso bruciava di vergogna, cercai di allontanarmi, ma Carla veniva sempre più vicina, abbassai gli occhi non riuscivo a reggere il suo sguardo. Mi chiese se ci fosse qualcosa che non andasse. Non potevo più indietreggiare, ero con la schiena contro il muro. Ormai era la fine. Era vicinissima a me, mi accarezzò una guancia, mi sentivo svenire, una scarica elettrica mi percorse la schiena, si appoggio con il suo corpo su di me, mi fissava, ero ipnotizzata, non opponevo nessuna resistenza, sembravo un automa, mi premette le sue labbra sulle mie, la sua lingua si faceva strada, aprii le labbra sentì la sua lingua scivolare nella mia bocca. All'improvviso, la mia vergogna e la mia esitazione furono sopraffatte da una sensazione completamente diversa... pura lussuria! All'improvviso era totalmente erotico. La mia bocca era ancora impastata dello sperma di Dicky, sorrisi in modo malvagio e lussurioso, tra le gambe mi sentivo colare i succhi di Dicky ero ancora piena di lui.
Sentivo il corpo di Carla premere contro il mio. Ci baciamo sfrenatamente, avvinghiate ci dirigemmo in camera da letto , ci strappammo i vestiti di dosso, sentivo la sua mano scivolare nella mia figa inzuppata di cane, raccolse lo sperma di Dicky e portò la mano sulla sua bocca, iniziò a leccare avidamente il palmo e poi le dita una per volta. La guardai con estrema lussuria, avvicinai le mie labbra alla sua bocca e ci scambiammo con i baci infuocati quello che rimaneva del seme canino. Mi disse: “Lo voglio bere tutto il seme del mio cane”, si abbasso sentii le sue labbra che me la baciavano e la sua lingua che raccoglieva l’abbondante colata di sperma di Dicky che continuava a fluire da me. Ero al settimo cielo, ero la loro amante e non era più a tenere quel segreto che mi aveva tenuta attanagliata per tutto quel tempo. . Dopo che ebbe finito di pulirmi fio all’ultima goccia ci avvinghiammo e facemmo l’amore e mentre venivo scopata da Carla avevo dei flashback dei momenti passati con Dicky quando mi costringeva a cedergli prendendomi. Ho artigliato Carla selvaggiamente, come un animale e venni, e venni, e venni . Carla giaceva sveglia, mentre sonnecchiavo davanti a lei. Mi guardava e mi accarezzava. Poi mi disse: “Pensavi che non lo sapessi che le cose dovevano andare in questo modo? Lo sapevo fin dall’inizio”. Mi abbracciò e mi strinse a sé.” Poi ti racconterò tutto”mi disse. (questa sarà un’altra storia).
P.S.
(1) Pubblicato da me Pestifera (la sua compagna) sul suo profilo, secondo le sue volontà, perchè Micia è impossibilitata per il momento a farlo.
(2) Qui chiudo la mia presenza su questo profilo avendone uno personale. Non mandate messaggi perchè non userò più questo profilo. Quando Micia guarirà e spero presto, ve ne accorgerete perchè posterà i suoi capolavori.
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Quando ci sono feste e ponti la domanda di rito è "cosa stai organizzando ? " Io aspetto queste feste per potermi riposare e rimanere sola si sola come un cane, stare in pace silenzio, nessuno che mi chiama 200 non dover badare a nessuno, potrei stare 3 giorni di fila sul divano a mo di Larva .
Così sono andata a fare la spesuccia tutta roba facile da cucinare roba per aperitivi un buon amaro per dopo cena, già immaginavo io ..il divano ..patatine uno spritz gatti e TV , una bella lista di horror ❤️❤️
E invece il 2 novembre mi ricorda che ho 2 compleanni da festeggiare e mica 2 compleanni così, ma di mia mamma e mia sorella.
Spero con tutto il cuore che abbiamo trovato qualcosa di super bellissimo da fare e invece messaggio chat di famiglia, non voglio guardare ..mi fingo morta..ma non funziona.
Passiamo a prenderti domani mattina abbiamo prenotato alle terme 2 notti prepara la borsa , ricordati i regali 😭😭😱😱😱 sfregata alla grande.
Alla fine sono qui ho passato 2 giorni piacevoli con 2 super donne ci siamo riposate divertitevi abbiamo riso tanto

Domani si inizia una nuova settimana
Buona notte a tutti
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L'adorata umiliazione (2 di 2) Il marito

So tutto. Da tempo. E soffro come un cane, ma se questa mia sofferenza muta basterà a farti restare fisicamente a casa, se la notte potrò ancora respirare l’odore della tua pelle accanto alla mia, allora che sia. Da qualche mese, il giovedì mattina hai preso ad andare al lavoro vestita, profumata e truccata come una dea. All’inizio ero molto contento per te; qualsiasi uomo poi è orgoglioso di avere a fianco una donna che si cura, che è ammirata e sognata quando è in società.

Poi, ho iniziato a fare due più due: nel mio studio d’ingegneria infatti, assieme agli altri due soci e ai collaboratori, da anni abbiamo deciso che il giovedì si tira avanti sino quasi a ora di cena, in modo da finire tutto il lavoro di una settimana e lasciare per il venerdì un carico relativamente leggero, di rifinitura. Così che verso le quattro del pomeriggio del quinto giorno possa iniziare il weekend per tutti. Così, un po’ per scrupolo, non credendoci ancora per davvero, un po’ con la morte nel cuore, la settimana passata mi sono deciso e ho dato l’incarico a un investigatore privato.

Venerdì pomeriggio scorso ho staccato dal lavoro un po’ in anticipo. Verso le tre sono andato nel suo ufficio e ho avuto il resoconto. Il giorno precedente, giovedì, appunto, lui ti aveva seguita e fotografata. T'aveva vista uscire dal lavoro presto e andare direttamente a casa sua. A seguire il tuo ingresso, dopo dieci minuti ha visto anche il tuo stallone tornare dal lavoro. E quindi sei uscita da quell’appartamento solo un paio d’ore dopo.

Con i suoi microfoni direzionali ad alto guadagno puntati verso i vetri, egli è riuscito anche a carpire molti e chiarissimi brandelli delle vostre conversazioni. Ho voluto sentirli. Lui, esperto di queste cose, ha cercato di dissuadermi; poi però, dietro mia ostinata insistenza ha acceso l’apparato ed è uscito dallo studio. Lasciandomi solo con la mia disperazione di marito neo-cornuto. Dapprima non avevo capito, la ragione del suo uscire dalla stanza. Poi, man mano che ascoltavo la registrazione, ho realizzato.

L’ha fatto per discrezione: ho infatti iniziato a piangere come un bambino! Ti sentivo ridere e lanciare gridolini di gioia, mentre lui ti schiaffeggiava il culo!!! Il culo di mia moglie! La donna che io curo e vizio come una rosa, ma che in cambio mi tratta sempre abbastanza freddamente, adesso era con lui ben partecipe. Appassionata, sottomessa e calda! E ti sei fatta addirittura inculare, da quel bestione d’uomo! Cazzo! Mentre con me hai sempre avuto un comportamento di sopportazione, quasi… sacrificale, nelle cose di sesso.

Un po' come se avessi nausea di me. La nostra è sempre stata una pratica svolta rapidamente, in posizione canonica e senza troppi entusiasmi. Ascoltando la registrazione che andava avanti, non riuscivo neppure a crederci! Mi sembrava un incubo. Alla fine sentivo che lui ti ordinava chiaramente di pulirlo per bene e tu, docile, eseguendo la pulizia mugugnavi di piacere. Mentre evidentemente prendevi avida in bocca il suo uccello, grosso organo che dopo un po’ ti riempiva la gola! Era chiarissimo ciò che gli stavi facendo.

E mi sono anche eccitato, maledetta puttana di una traditrice! Ma non riesco a volertene: perché ti amo nonostante tutto. Anzi, forse proprio perché ho scoperto finalmente che sei una gran porca. Ti diceva: “dai, troia lurida che altro non sei: succhia tutto, per bene…aaaah… dai ecco che vengo di nuovo… brava la mia maialina… com'è tuo marito?” e tu gli rispondevi: "un grandissimo e povero cornuto." Ti faceva anche i complimenti per l’expertise dimostrata nel succhiarglielo! Io te l’ho sempre chiesto un pompino, ma tu non me l’hai mai fatto! Maiiii!

Bastarda femmina! Si, alla fine devo ammettere che sei una vera adorabile porca! E ora ti desidero ancora di più! Lì per lì confesso che m’è preso l’impulso di andare a regolare i conti, con quel tizio; anche se è alto quasi due metri e ben robusto. E t’ho maledetta, t’ho chiamata troia mille volte urlando e imprecando, in quell’ufficio. Forse è proprio questo ciò che ti mancava, con me. Avrei dovuto dominarti, maltrattarti, addirittura. Invece di cercare sempre la correttezza, l’onestà, la parità, il rispetto reciproco tra noi… tutte cazzate!

Sono tornato a casa sconvolto. E ho fatto finta di nulla. Il weekend è passato in tranquillità. Per te, almeno: io avevo l’inferno dentro. Poi comunque mi sono calmato ed è passata quasi tutta la settimana. Oggi è giovedì e sono tornato a casa un po’ prima apposta. Tu sei arrivata subito dopo di me ed eri molto sorpresa, nel vedermi. Sei arrossita. M’hai dato un bacino rapido sulla guancia e sei corsa in bagno. Ho sentito chiaramente su di te l’odore del suo profumo, o dopobarba che fosse.

Quando sei uscita, sono andato a esaminare e annusare a lungo le tue mutandine: oltre all’odore tuo noto e adorato, c’erano evidenti tracce d’amore. Solo che non era il nostro. Ho pianto di passione repressa. Sei mia, mia… sei mia moglie, cazzo! Però ho deciso di stringere i denti, tacere e continuare come se nulla fosse. Perché ti amo da morire malgrado tutto. Perché mi piace sempre vederti ballare mezza nuda e contenta in casa con la cuffia in testa. Perché amare vuol dire per me essere felice solo se tu sei felice. E se questo è ciò che adesso ti fa star bene, mi adatterò a questo nuovo amaro equilibrio a tre, pur di non perderti.

Comunque, ripensandoci, ora capisco le allusioni neanche troppo velate delle tue presunte amiche. Sai, nel confidarti dovresti stare molto attenta a scegliere la persona più discreta e leale, con te. Basta che parli con quella sbagliata che, tempo mezza giornata, lo sa tutto il circuito! E le donne generalmente amano molto parlare. Se si tratta di corna, poi... Già che ci siamo, sappi comunque che ben tre delle tue amiche intime in qualche modo in questi mesi a turno hanno provato a farmela capire, la tua tresca. Con lo scopo abbastanza chiaro di prepararsi il terreno per rubarmi a te e iniziare ciascuna la propria storia segreta con me.

E io scemo a credere che quelli fossero solo maldestri tentativi di screditarti ai miei occhi per farsi scopare! Mia moglie? Ma dai, impossibile: lei è una santa! Che stupido a non approfittarne! Un vero idiota! Avere una fica nuova a portata di mano, offerta chiaramente su un piatto d'argento e non approfittarne! Sai, nel proporsi erano tutte evidentemente molto disponibili, bellissime e assolutamente sexy nell’abbigliamento. E avevano creato ognuna da parte sua delle occasioni veramente ghiotte. Impossibili da non cogliere. Solo io, scemo… ho declinato sempre.

In fondo, forse è meglio sia andata così. Io comunque ti aspetto: lui un giorno si stancherà, ti getterà dal balcone delle sue voglie mutevoli e io sarò lì a raccoglierti a braccia aperte. Io ci sarò, per te. Perché sei mia moglie. T’ho sposata e ti voglio tutta per me. T’asciugherò le lacrime, t’aiuterò a raccogliere i cocci della tua anima a pezzi e li rimetterò insieme, con la colla forte del mio amore per te. Ti amo più che mai, mio tesoro preziosissimo. E aspetto: mentre lui ti tratta come una puttana di infimo bordello e tu ne godi. Quanto ci soffro, sapessi.

Spero solo che dopo tutto questo tornado, alla fine anche la nostra vita sessuale potrà avere un nuovo e miglior corso. Vorrei provare con te finalmente tutte le cose che ti faranno piacere: non vedo l’ora che tra voi finisca. Anche e soprattutto per questo. Perché io lo so che a breve finirà: lui ha trent’anni e cerca solo il suo piacere, con te. È un ragazzone oggettivamente bellissimo e ha attorno stuoli di ventenni. Da qualche parte ci deve essere una lezione anche per me. Vorrei capire dove e come ho sbagliato, cosa ti è mancato, stando con me.

So solo che non potrei mai rinunciare a te: vederti a sera mentre ti spogli per metterti a letto semi nuda al mio fianco resta sempre il mio spettacolo preferito. Intanto adesso ti osservo mentre dormi e non mi stanco mai di guardarti: sei più bella e rilassata che mai, dopo aver fatto l’amore con lui nel pomeriggio. Quanto t’ha scopata: un’ora? Due? E quanto hai goduto tu, nel prenderlo ancora una volta in culo e in bocca? O forse quel bestione t’ha sfondato anche la fica, oggi? Ti duole ancora, quella deliziosa ed elastica fica da cui sono usciti i tuoi figli? Ora però mi calmo.
Perché sono troppo emozionato; smetto di scrivere al computer e fra un po’ salverò il file. Non so se ti invierò questa cosa che ho scritto. Preferisco calmarmi, aspettare che tutto rientri nella norma. Se una norma c'è ancora tra noi. Ne parleremo a tempo debito. Ora spegnerò il laptop, mi infilerò sotto le coperte vicinissimo a te e mi girerò dal mio lato. Piangendo in silenzio: per rabbia, ma soprattutto per amore. Pensando a quanto sarà bello vederti domani mattina guardare il sole che sorge, col caffè fumante che ti avrò preparato pensandoti e desiderandoti più che mai. E pregherò per noi.

RDA
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ELEGIA PER L'AMICO DI UN AMICO
Arrivederci, Nero. Oramai la vita ti era troppo faticosa e visto che tu non potevi scegliere, lo hanno fatto per te gli umani che ti sono stati accanto per quasi tutta la tua vita. Quasi tutta. Perché anche se hai avuto l'amore della tua mamma, sei poi stato tradito da 'padroni' che ti accusavano di non capire e che hanno usato il bastone per punirti della tua 'disubbidienza'. E tu sei diventato 'cattivo'. Ma la tua non era veramente cattiveria... era paura. Paura che il tuo non capire ti causasse dolore, abbandono, solitudine. E improvvisamente non è stato più così, con una mano che si allungava per accarezzarti e non più per picchiarti. Ma nonostante tutto quell'amore ricevuto, la paura è rimasta conficcata là, in fondo al cuore. E io ti perdono, Nero, per avermi morso, non con rabbia ma per paura, paura che l'umano che ti aveva accolto con sé non tornasse più dall'ospedale dove stava lottando per la sua vita, paura che io facessi male alla tua umana, che attendeva il suo ritorno. Io non ho provato rabbia per il tuo morso, solo tristezza, perché subito dopo ho visto che tremavi, in attesa di quella punizione che credevi di meritare. E ora è tutto finito. La sofferenza nelle ossa, la fatica di camminare senza una zampa, le scale che sembravano ogni giorno sempre più alte. Rimane solo il calore che eri convinto di non meritare e che invece è rimasto nel cuore di chi si è preso cura di te, fino alla fine. Arrivederci, Nero. Porterò la cicatrice del tuo morso con amore e riconoscenza.
Questo pomeriggio il mio amico @salfadog ha accompagnato il suo cane dal veterinario per l'ultimo viaggio e io gli ho detto, anzi, gli ho assicurato con la più profonda delle certezze che Nero lo avrebbe atteso con calma insieme a tutti gli altri compagni andati, oltre la cortina di pioggia di questo mondo, per correre ancora una volta assieme e non avere mai più paura.
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🐾 POESIA DI UN CANE
Io sono quello che ti aspetta sempre.
La tua auto ha un suono speciale che ho impresso nei miei sensi, la riconosco in mezzo a mille.
I tuoi passi hanno una campana magica.
La tua voce è musica per le mie orecchie.
Se sento la tua gioia, sono felice!
Il tuo profumo è il migliore.
La tua presenza muove i miei sensi.
Il tuo risveglio mi sveglia
Ti contemplo mentre dormi e per me sei il mio Dio, sono felice di guardarti dormire
Il tuo sguardo è un raggio di luce.
Le tue mani su di me, hanno la leggerezza della pace e la sublime dimostrazione di amore infinito.
Quando te ne vai sento un vuoto enorme nel mio cuore.
Continuo ad aspettarti ancora e ancora.
Sono io che ti aspetterò tutta la vita oggi, domani e per sempre:
Sono il tuo cane❤️
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Non hai più voglia di fare l’amore?
È normale, questa società ti ha tarpato l’origine dell’energia radice per radice: il gioco, la gioia, la risata, la fantasia, la magia, il ballo, il tatto, l’abbraccio, l’improvvisazione, le sorprese.
Per aver voglia di fare l’amore, devi fare il pane, trovare nuovi utilizzi agli oggetti, giocare con dei bambini, impiastricciarti tutto e morire dal ridere.
Devi cedere il comando alla fantasia e disegnare quello che viene su tutto quello che vedi.
Cucinare con combinazioni nuove ogni giorno, invitare gli amici, sperimentare con la materia, annusare pugni di sottobosco, abbracciare gli alberi, giocare con un cane sporcandoti da capo a piedi.
Per aver voglia di fare l’amore, la tua giornata dev’essere un tripudio di situazioni tragicomiche, surreali e poetiche…
Le persone di cui ti circondi dovrebbero essere collegate al cuore e alla pancia, ridere di gusto, godersi i sapori veri, vedere la bellezza in ogni cosa, saper tornare bambini, divertirsi con niente… E se non se lo ricordano, accendili tu.
Per aver voglia di fare l’amore, devi far sì che la tua vita sia un atto di creazione continua! Un circolo virtuoso. Un vulcano inesauribile. Una nave piena di tesori.
Scrivi, dipingi, canta ogni volta che puoi, gioca, fai scherzi, balla da sola, non importa che tempo fa, non importa cosa capita fuori, non importa se puoi o non puoi fare questo o quello oggi: svegliati con la certezza che tu renderai la tua giornata esilarante!
Per aver voglia di fare l’amore, devi sorprenderti, stupire te stessa, camminare sui divani, sdraiarti per terra, mangiare quando ti pare, creare con qualunque cosa - situazioni, opere, doni, battute, avventura...
Il gioco, la gioia, la risata, la fantasia, la magia, il ballo, il tatto, l’abbraccio, l’improvvisazione, la sorpresa devono diventare ingredienti immancabili della tua esistenza, dal momento in cui apri gli occhi alla mattina.
Per avere sempre voglia di fare l’amore, devi far sì che la tua vita sia un atto di creazione continua.
Sonia Serravalli
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